Il primo dono: Paolo Pace e la nascita di un percorso spirituale
La prima opera: la storia dietro la nascita dell’arte di Zamàr - Scopri la storia intima del primo quadro di Zamàr, nato per un amico speciale. Un dono che ha dato inizio a un percorso artistico e spirituale unico.
Eugenia Porro
10/15/20252 min read


Tutto è iniziato con un dono
Ogni artista ha un’opera che segna l’inizio di tutto. Quella di Zamàr non è nata su commissione, né per un’esposizione. È nata per Paolo Pace. Un amico, un fratello d’anima, con cui condivideva lunghe conversazioni fatte di intuizioni, domande esistenziali, scoperte spirituali.
"Con lui parlavo di ciò che sta oltre, di ciò che si percepisce con il cuore. Fu naturale voler racchiudere tutto questo in un’opera. Non per decorare una parete, ma per lasciare un segno, un simbolo visivo di quel dialogo tra anime".
Quella fu la sua prima vera opera spirituale, anche se all’epoca forse non lo capiva pienamente.
Il Fiore della Vita come messaggio universale
"Al centro di quel primo quadro c’era il Fiore della Vita, che avevo conosciuto nel 2009 ma che, grazie a un seminario con il facilitatore italiano di Drunvalo Melchizedek, aveva assunto per me un significato completamente nuovo. Non era più solo un simbolo: era un codice, una mappa, un’intelligenza invisibile che univa tutto ciò che esiste".
Realizzare quell’opera per Paolo fu come tracciare la prima linea consapevole del suo destino creativo. Disegnò il Fiore della Vita su foglia oro, vi aggiunse piccoli inserti in madreperla, e lavorò con inchiostri. Ogni gesto era spontaneo, ma carico di risonanza interiore.
Un gesto d’amicizia che si è trasformato in missione
Quel dono, nato dal cuore, non fu solo un regalo tra amici. Fu una rivelazione. Dopo quell’opera, iniziarono ad arrivare idee, visioni, intuizioni. Era come se qualcosa si fosse attivato, come se la sua parte più profonda avesse trovato finalmente una voce autentica.
Paolo è stato il primo testimone e il primo catalizzatore. Quel gesto d’amicizia ha aperto una porta sacra. "La mia arte da quel momento ha iniziato ad abitare un altro spazio: non più solo estetico, ma energetico, vibrazionale, spirituale".
Quando l’amicizia è canale per il divino
A volte, le relazioni umane sono strumenti invisibili del divino. L’amicizia con Paolo ha rappresentato questo: uno specchio che gli ha restituito il bisogno di creare, di mettere in forma ciò che viveva dentro.
Ancora oggi quell’opera vive. Non solo nel suo studio olistico, ma nella memoria del suo percorso. È il primo battito, il primo respiro artistico connesso al cuore, il primo passo verso quella che sarebbe diventata la sua missione: unire arte e spiritualità in una forma viva, vibrante, trasformativa.
✨ Conclusione
Ogni artista ricorda il suo primo gesto sincero. Per Zamàr è stato quel dono a Paolo. Un gesto d’amore, di amicizia, ma anche un atto di nascita. Quell’opera non era solo un quadro: era un portale aperto verso qualcosa di più grande, che ancora oggi continua a espandersi, opera dopo opera.
